
-Indossiamo tutti delle maschere e arriva un momento in cui non riusciamo più ad eliminarle senza toglierci anche la pelle con la quale sono diventate un tutt’uno-
(André Berthiaume )
Penso sia molto difficile riconoscere a fondo la nostra condizione di maschere nel carnevale della vita, infatti parlando di essere se stessi in realtà quasi sempre riconosciamo non il nostro vero volto ma la “copertura” che noi medesimi, complici gli accadimenti della quotidiana esistenza, ci siamo plasmati addosso, spesso come difesa.
Ora, se con faticoso percorso si arriva alla scoperta e all’accettazione di tale umana condizione, penso sia preferibile privarsi dolorosamente della pelle piuttosto che morire senza conoscere il nostro vero volto: ma quanti di noi hanno davvero il coraggio di farlo?
Un dubbio ce l’ho: datosi che nel gioco della vita il banco vince sempre… vale la pena
di rischiare scoperte che ci mettano di fronte a possibili clamorosi fallimenti?
Questo post è un colloquio con me stessa: voi che ne pensate?

Non correrai mai quel rischio. Impossibile conoscersi.👋❤️
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tu dici? anche questa è una possibilità…buona giornata
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Grazie. A te 👏
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Riuscire ad arrivare a essere se stesso senza maschere è uno degli obiettivi più importanti della vita. Molto ma molto difficile però …è necessaria una virtù molto in disuso: l’umiltà.
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e il coraggio, ma forse verso il ns tramonto ci ritroveremo nello specchio…ciaooo
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Berthiaume ha copiato Pirandello. Comunque ha perfettamente ragione.
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Pirandello fa la distinzione tra l’essere e l’apparire di ciascun uomo. L’autore parla di “recita del mondo”: l’umanità vive in un perenne palcoscenico, costretta a comportarsi in un certo modo. Ciò comporta secondo l’autore di “Uno, nessuno e centomila” una schizofrenia tra l’essere e l’apparire.La maschera insomma rappresenta questo conflitto evidenziando come gli individui assumano comportamenti diversi a seconda delle situazioni.
Berthiaume va oltre : assodato che la maschera diventa un tutt’uno con la ns pelle…è prudente cercare di staccarla dolorosamente rischiando di andare incontro a scoperte nefaste di fallimenti magari di tutta una vita?
Ecco io penso che prima o poi ci ritroviamo davvero nello specchio, magari al ns tramonto.Fortunati quelli che la maschera l’hanno indossata solo per andare a uno dei tanti balli della vita…. ciauuuu
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Più che di maschere oserei dire di aspetti della personalità che si cerca di tenere sotto traccia ed altri che si tende a mettere in evidenza. Il problema di ogni individuo è riuscire a trovare un equilibrio tra l’indicibile e l’apparire. E, soprattutto, come tu ben dici: averne consapevolezza.
Besos y besos querida🌹❤️
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insomma silviat è la differenza tra l’essere e l’apparire, la schizofrenia di pirandello è un dilemma che si perde nella notte dei tempi, già del palcoscenico della vita parlavano i tragediografi dell’antica grecia… abbraccio e bacione
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…si cerca di essere sè stessi il più possibile, eccetto in alcune situazioni complesse, in cui senza diplomazia, si rischia di farsi male.
Ciao viky, un abbraccio
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buondì silviabella già hai ragione ❤
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un abbraccio carissima viki
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Io penso che valga sempre rischiare. A volte va bene, a volte no ma il solo tentativo è quello che ci fa crescere e ci dà forza.
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bel commento, grazie e buona giornata
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Riconoscere di avere maschere e toglierle è doloroso quanto l’abbaglio della verità e la sua accettazione.
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concordo vince, è così ciauuuu ❤
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❤
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Posso ribloggarti? (lo so chiedo sempre)
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Certo ciauuuu
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tenchiù
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