
Fu sul finire dell’estate del 2024, cinquant’anni fa, che avvenne l’incontro più straordinario di tutta la mia vita.
Avevo deciso di lasciare il mio lavoro di esperto informatico per dedicarmi completamente alla stesura di quello che diventò poi un bestseller : “Scimmìu delle acque” il mio primo romanzo, a cui devo il successo come scrittore.
Durante un viaggio nelle Highlands mi ero innamoratao della Water Valley vicino al confine con l’Inghilterra. Il verde lì era incredibile, il paesaggio unico e le case in affitto costavano poco.
Mi installai in una piccola abitazione a Moffat con il mio p.c. i miei libri e una riserva di ananas in barattoli che allora era il mio alimento perferito. Trovai anche una donna di mezz’età, Elinore, che s’impegnò a farmi le pulizie due volte alla settimana.
Avevo trentanni e in testa un vulcano di idee.
Naturalmente, appena arrivai nella mia nuova casa, si mise a piovere : quando mai il sole dura più di un giorno in Scozia?
Mi immersi nel libro, sentivo che stavo scrivendo qualche cosa di buono, che avevo fatto la scelta giusta. Quando dopo 5 giorni spuntò finalmente il sole decisi di uscire a respirar un poco d’aria buona perlustrando la campagna nei dintorni.
Fu così che scoprii i resti dell’Abbazia di Enrico, come la chiamavano là.
Più che un’abbazia quello scheletro di muri anneriti con strane bifore e colonne intorcigliate mi ricordava un palazzotto sinistro dallo stile imprecisato.
Ma non era così: quelli erano davvero i resti di un’abbazia cistercense costruita intorno all’anno Mille , rimaneggiata nei secoli successivi e data alle fiamme da Enrico VIII intorno al 1540. Insomma seguì la sorte della più famosa “sorella”, l’abbazia di Melrose.
Mentre mi aggiravo tra queglio spettri del passato attraverso una bifora aperta sul verde dei campi e sull’azzurro slavato del cielo vidi brillare, in fondo alla valle, uno specchio d’acqua; non sapevo ci fosse un laghetto nelle vicinanze.
Incuriosito mi incamminai velocemente giù per la collina scivolando sull’erba bagnata quando lo vidi: stava seduto su una colonna spezzata immobile come una statua di Bastet la dea gatta.
Era un soriano fulvo molto grosso, un maschio sicuramente, con gli occhi verdeazzurri, un colore straordinario anche per le pupille di un felino.
Io ho sempre amato i gatti e proprio quella mattina avevo pensato di tornare a Londra per portarmi in Scozia l’adorato Rupert, l’unica compagnia che avrei voluto nel mio volontario isolamento.
Mentre mi chinavo per accarezzarlo il gattone con mossa fulminea si voltò e prese a correre verso il laghetto, la coda diritta come un timone.
Lo seguii, incuriosito. In pochi minuti arrivai sulla sponda di quella che si rivelò essere piuttosto una palude, dalle acque scure e limacciose, infestata da piante acquatiche che crescevano alla rinfusa dando al luogo un aspetto sinistro: in perfetta armonia con l’abbazia , mormorai tra me. Infatti lessi su un cartello inchiodato a un albero che proprio al tempo di Enrico VIII quella conca d’acqua era stata usata come cimitero per parecchi dei monaci uccisi .
Rabbrividii: allora mi accorsi dello sguardo del micio fisso su di me, pareva tentasse di dirmi qualche cosa. “Vieni qui gattobello, dai…” mormorai allora piegandomi sulle gambe per essere al suo livello. Lui miagolò, un miagolio inquietante, di dolore e poi sparì con due balzi nella vegetazione fitta e disordinata alle sue spalle.
Lo cercai, inutilmente. Tornai a casa frastornato: non vedevo l’ora che arrivasse Elinore il giorno dopo per raccontarle del mio strano incontro e per sapere di chi era quel bellissimo felino .
“Elinore, ieri ho scoperto l’abbazia, il laghetto; e ho incontrato qualcuno…”
“ Chi? alla gente del posto non piace passeggiare nei dintorni dei ruderi, tanto meno arrivare allo stagno…”
“ Un gatto, ho incontrato un bellissimo gattone fulvo con gli occhi …”
“Verdeazzurri, finì lei” guardandomi in uno strano modo
“ Allora lo conosce, sa di chi è…”
Un silenzio lungo e pesante come un macigno si frappose tra di noi. Poi la donna voltandosi verso il lavello mormorò:
“ Non può aver visto quel gatto, se fosse vivo ora avrebbe all’incirca 60 anni.
Però le credo se dice di averlo incontrato. Non è il primo lei; e io sono sicura che tra terra e cielo accadano troppe cose che noi non sappiamo spiegare”
Sorrisi tra me, Elinore senza saperlo aveva citato Shakespeare e l’Amleto.
(CONTINUA)

Scritto affascinante!
Aspetto la continuazione, cara Viki
Buona serata
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grazie luisa…arriva…la continuazione, bacioni
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💗🙏💗
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Ho bevuto questa prima parte in un sorso, però mi è venuta ancor più sete,
Besos y besos querida🌹❤️💋
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silviat che bello averti qui…arriva la seconda parte ❤ ❤ ❤
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Miaooo
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bellissimo commento miaoooo e perfetto qui: a presto
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A presto 🥰
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brivido aspetto la seconda parte felice che tu abbia ripreso a scrivere notte notte
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ciaooo framura ora devo scrivere…. abbracci
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Quando sarà concluso, ti chiedo come sempre se posso ospitare questo tuo racconto, facendone indice e pagina di recap, eccetera…
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ma certo, grazie ❤
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A te 😉
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