NEVE

Appena fuori della stazione di S.Lucia, reduce da un lungo, massacrante e noioso viaggio in treno, mi ritrovai in una Venezia ostile, nebbiosa, gelida.
Dopo aver depositato in albergo il bagaglio uscii e cominciai a vagare senza meta,come faccio di solito appena arrivata in città.
Il tempo era livido, anche se un sole spettrale illuminava la Laguna. .
Io, che mi aspettavo di trovare la Serenissima logora, sfinita dalle invasioni del turismo di massa- come sempre mi capita quando ritorno a Venezia- riscoprivo invece uno strano paradiso che fino allora avevo appena intravisto, percependo per la prima volta la sensazione netta di essere in presenza di una meravigliosa follia, universalmente accettata.
Così, inoltrandomi per calli e sestieri che non mi preoccupavo di riconoscere mi pareva di camminare a mezz’aria, incantata, tra rumori sognati e rasserenanti per la loro regolarità: il canto degli uccelli dentro giardini fatati e il suono vibrante di mille campane.
Così arrivai in una piazza deserta e all’improvviso fu il silenzio.
Allora una malinconia dolcissima, inquietante, invase ogni cosa insieme alla luce senza vita, gialla e pallida di un sole morente.
Poi , di colpo, quel fievole chiarore si oscurò e ammassi di nuvole si addensarono su Venezia.
Le cupole, i marmi, i mosaici, gli ori si spensero di colpo, mentre l’acqua assumeva un colore livido, metallico, riflesso di una notte prematura.
Improvvisi brividi incresparono il manto d’acqua del Canal Grande che si stirò nervosamente, inarcando la schiena come un gatto mentre un vento freddo e tagliente mi raggelò fino al midollo.
Quando arrivai in Piazza S. Marco notai che era quasi deserta, i pochi passanti andavano frettolosi, muovendosi a scatti come marionette.
Cominciò a nevicare e per me fu una novità vedere Venezia imbiancarsi.
Rapidamente un velo candido scese a ricoprirla, come se il mare, in cui stava sprofondando, si fosse trasformato in un oceano di neve che l’annegava dall’alto.
Ora i fiocchi cadevano fitti: arrivai fino al mare dove le gondole parevano lumache nere fluttuanti sull’ovatta nel silenzio più assoluto, come se accompagnassero un funerale di fantasmi.
Tramortita da tanta Bellezza mi avviai verso i Tetrarchi, fuori della cella di S.Marco e lì
ti aspettai, paziente,sotto il cappuccio, in un irreale silenzio
Era il 27 Dicembre del 2014.

18 pensieri su “NEVE”

  1. ….sensazioni incredibili, in una Venezia inedita, che non finisce mai di stupire, anche se imbiancata di neve…
    Sempre bello leggerti, carissima, buona serata e un bacione

    Piace a 1 persona

Scrivi una risposta a giannisora Cancella risposta