Zia Mad e il vento

Dante Gabriele Rossetti, lady Lilith-1863

Mi piace ascoltare il vento da quando i miei genitori mi portarono, ragazzina, in Cornovaglia, a trovare zia Mad.
Restammo con lei per un mese.
Zia Mad era una compagna d’Università di mia madre più grande di lei di qualche anno.
Appena la conobbi ne fui conquistata: alta, magra, fulva, era la donna più esotica e affascinante che avessi mai visto.
Era uno smalto zia Mad: azzurro cupo gli occhi, di rame lucente i capelli, candida le pelle della consistenza cremosa del latte.
Abitava in una grande vecchia casa in cima alla scogliera, che aveva sul tetto una foresta di camini.
Mad dipingeva, cantava antiche canzoni irlandesi che aveva portato con sé dalla sua terra d’origine, mi raccontava storie di Artù, Ginevra, Igrayn, Merlino il Mago, rideva spesso, a gola spiegata, nutriva una vera passione per il vino rosso francese e fumava lunghe sigarette turche.
Aveva anche una quantità di amici maschi che, nonostante la nostra presenza, continuarono a frequentare la casa.
L’adoravo: nacque subito tra di noi una strana complicitàtanto che mi permise di pettinarle i capelli rossi arruffati- mi pareva di avere tra le mani il crine profumato di una gigantesca bambola- e di accenderle quelle insolite colorate sigarette.
Rimase per sempre il nostro segreto, ancor oggi neppure mia madre ne è a conoscenza.
Era l’inverno del 1985.
Il mio primo soggiorno in Cornovaglia fu scandito da tempeste bibliche e furiose, con venti che soffiavano rumorosi intorno alla vecchia casa e lungo la scogliera.Lì, infilandosi nelle numerose caverne scavate dal mare nella roccia, creavano voci spaventose d’oltretomba.
Zia Mad diceva che erano le anime di antichi cavalieri morti e rimasti insepolti nella battaglia di Camlann, fatale ad Artù, che era avvenuta, secondo la leggenda, proprio nei pressi della sua casa.
Spesso, anche se il cielo non lasciava presagire niente di buono, mio padre mi cercava per portarmi con lui fino alla spiaggia.
Erano vere e proprie spedizioni coraggiose le nostre, date le condizioni atmosferiche.
Andavamo a sederci a riva, vicini, e da una distanza non proprio di sicurezza ammiravamo il vento tormentare l’oceano e sollevare vortici di sabbia umida dai quali era ben difficile difendersi.
Eppure restavamo lì, spesso in silenzio, lui con il braccio intorno alle mie spalle, ad ammirare la tempesta.
A volte all’improvviso la pioggia scendeva a dirotto sferzandoci le guance mentre le onde argentee si alzavano a spirale minacciose sputandoci addosso schegge di legno.
E proprio quando pensavo che la bufera ci avrebbe inghiottito, mio padre mi prendeva tra le braccia per tornare indietro di corsa ridendo e gridando.
Chiamavamo zia Mad.
Mia madre ci osservava con una smorfia di disapprovazione dalla finestra della stanza da letto sul retro e quando rientravamo fradici di pioggia ed eccitati dalla corsa e dalla gioia di trovarci finalmente al sicuro, guardava torva mio padre.
Sapevo che stava per partire all’attacco ed io ero destinata a trovarmi in mezzo a una delle solite liti; allora mi tappavo le orecchie con le mani e li pregavo di smetterla: volevo disperatamente che facessero pace.Zia Mad si era già trovata in situazioni simili.
Mi abbracciava e se ne stava lì, immobile e rancorosa, le guance di porcellana chiazzate di rosso per l’ira trattenuta.
Poi interveniva con un tono di voce basso, distaccato, minaccioso e loro si zittivano, come bambini disubbidienti colti in fallo. Una bottiglia di vino sanciva la temporanea tregua.
Ma non le riuscì di continuar per molto a bere vino rosso, cantare, fumare, sorridere a uomini straordinari ed essere innamorata della vita. Morì poco prima del mio undicesimo compleanno.
Avrei voluto andare al suo funerale, ma non me lo permisero.
Amo ancora il vento, se chiudo gli occhi e ne ascolto la voce mi tornano alla mente la risata di zia Mad, le canzoni irlandesi, il profumo dei suoi capelli rossi, e le prime tempeste della mia vita.

19 pensieri su “Zia Mad e il vento”

  1. Non sono amante della lettura Ma questo racconto mi lascia a bocca aperta. Tu viky ti rispecchi molto in tua zia? Vero? Abitare in quei luoghi magici, dove si susseguono leggende, che bello. Essere fradici sotto l’acqua è qualcosa di straordinario. Che bel racconto viky💋❤️👍

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