
Capitolo primo: Location, Biancaneve e famiglia, Sir Salvin padano, Megera e le crociate
Una volta, tanti tanti anni fa, in una terra lontanissima esisteva un regno dove l’erba erasempre fresca e i fiori idem, le donne giovanissime e vergini, i maschietti principoni azzurri e tutti eran felici e contenti.
Per esser sinceri la faccenda delle pulzelle, dei principi e della giuliva felicità è unclamoroso falso. La realtà era ben diversa.
Intanto c’era una regina e non un re, in quanto il legittimo sovrano, ‘Azzone I-la C prima della A se l’è mangiata l’eloquio livornese- se n’era fuggito alla trentesima crociata lasera stessa delle nozze con la seconda moglie, Belladinotte, chiamata volgarmente Megeradata la bruttezza esagerata.
L’attuale regina appunto.
Il legittimo sovrano che era un bassotto foruncoloso e gottoso ma pur sempre un re aveva sposato in prime nozze Ifigònia , una gnocca da paura, che s’accontentò del pretendente causa tragica delusione amorosa.
Infatti la bellissima era innamorata da sempre di Alessandro, condottiero impavido biondo e fascinoso assai che se l’era trombata una volta sola per sbaglio, prima di tornare alla fase omo a dipingere le unghie dei piedi all’amico Efestione.
Dal fatale connubio con ‘Azzone nacque la nostra Biancaneve.
Dopo il fausto evento Ifigònia, preda di una terribile depressione post-partum che si era aggiunta all’allegria che già la consumava, si buttò dalla torre più alta del castello andando a spalmarsi sul selciato sottostante.
Il vedovo fu davvero inconsolabile, perché sapeva che una gnocca come Ifigònia lui d’ora in avanti se la sarebbe solo sognata.
Ma le finanze del regno facevano acqua e così fu costretto a impalmare la sopraddetta Belladinotte brutta da paura, ma ricchissima, in quanto proprietaria di casinò, bische clandestine, pornoshop, bordelli prestigiosi nonché tessitrice di intrallazzi assai remunerativi con vari politicanti.
Così alla sera delle nozze quando si trattò di consumare il re radunata la ferraglia propria e quella dei suoi armigeri decise di andare a salvare il sepolcro di Cristo in Terrasanta- tanto per fare qualche cosa di nuovo-
E la nostra povera Biancaneve tenera e indifesa fanciulla, bella e gentile, restò sola.
E arrivò quel fatale mattino in cui la povera principessina praticamente orfana, quasi stesse danzando, passava sull’erba fresca e tra i fiori altresì freschi e rugiadosi delregno recitando sottovoce una soave poesia composta da lei stessa.
Ecco più o meno le parole:
-Mannaggia a morte, mannaggia; ma guarda te che schicchera di nome m’hanno dato… Biancaneve, ma quando mai,come ha da esser la neve, arancione?
E ‘sto fiocco rosso nei capelli che quella vecchia scassacazzi mi fa sempre portare che paio un uovo di Pasqua, maremma boia-
E pronunciando le ultime parole, che ormai la poverina per le angherie che ogni giorno subiva dalla matrigna era uscita pazza, gonfiò il petto, facendo esplodere le tette gloriose dalla scollatura.
Sir Salvin Padano, che la curava da un pezzo e per questo la stava spiando da dietro un albero di fico leccandosi anche le orecchie allo spettacolo accorse per consolarla e finirono nelle stalle sulla paglia con grande soddisfazione di entrambi.
La faccenda si ripetè nei giorni successivi, che si sa a una certa età il sangue ribolle, e naturalmente arrivò all’orecchio peloso e sordastro di Megera.
Così , un bel giorno che Biancaneve e Sir Salvin trombavano alla grande dietro la tinozza del bucato- ebbene sì alla poverina venivano affibbiati i lavori di casa più pesanti e sporchi, come pulire i cessi etc etc- un urlo fece tremare la terra e pure la tinozza.
-Biancaneve, subito dalla regina, che tanto lo sappiamo che sei qui e quel che stai facendo-
Al cortese invito della dama prima cameriera della regina Sir Salvin capì d’esser fritto e rifritto ammosciandosi al completo.
Salutò frettolosamente Biancaneve che, mentre si riassettava le vesti pudica, il viso improntato a non più virginal rossore mormorava parole di pentimento, del genere:
-Mannaggia a morte, mannaggia a chilla vecchia puzzona- aveva antenati partenopei lafanciulla- ha scoperto tutto, mo’ son cazzi…. -stava per dire nostri quando si accorse che l’amato, raccolte le ferraglie solite e il cavallo stava galoppando alla volta della Terrasanta.
Così terminò con un :
-miei-e poi:
-Ma che è ‘sta Gerusalemme, nà legione straniera-
Così la poverina si ritrovò, a capo chino di fronte alla regina e alla corte, riunita per l’occasione.
Capitolo secondo: Lo specchio magico, il guardiacaccia feroce e l’Amante di Lady Chatterlay
Biancaneve era giovane e topa,fresca come una rosa del mattino, tanto quanto la matrigna era stagionata e orrenda,capirete quindi che la sua fine era vicina, anche senza aspettare il famoso specchio.
Megera infatti, interpretando alla perfezione il suo ruolo, aveva sempre odiato la fanciulla che non solo era gnocca ,ma anche adorata dai sudditi mentre lei era amata quanto un Tir di debiti.
Decise allora di rinchiuderla nelle segrete del castello, una specie di braccio della morte, per non vedersela più davanti.
In realtà voleva farla fuori, ma temeva l’insurrezione popolare.
E ora arriviamo alla fatale storia dello specchio, carissimi, che non è proprio come ve l’hanno sempre raccontata.
Dunque Belladinotte si trascinava dietro da quando era giovane un grande specchio magico che alla domanda:
-Specchio, specchio cortese
chi è la più bella del paese?-
Avrebbe dovuto risponder la verità: per questo era stato creato.
Ma successe che, interpellato da Megera la prima volta quando era ragazza ma già di una bruttezza unica, rispondesse con un conato di vomito al solo guardarla.
Si beccò uno scopacchione che lo fece viaggiare incrinato per due mesi.
Da allora decise di dormire per la maggior parte del tempo e quando la befana lo interpellava, senza manco aprire gli occhi rispondeva:
-Ma tu mia regina
la più bella sei tu-
Fino a che un bel giorno pensò di svegliarsi e di scrutar se per caso in giro per ilcastello ci fosse qualche femmina un poco meno orrida di quelle che, anche nel sonno, vedeva abitualmente a palazzo.
Si fece pure un giro per sbaglio nei sotterranei e vide la nostra Principessa che, nuda sul tavolaccio di legno, si faceva massaggiare da una delle guardie.
Biancaneve era pure sportiva, miei cari, e non voleva che l’inattività causa prigionia le rovinasse il fisico.
A quella vista lo specchio si svegliò del tutto e cominciò a urlacchiare, agitandosi:
-E’ lei la più bella del paese
è Biancaneve-
Ripeteva questo annuncio con voce gracchiante manco fosse il papa dal balcone di S. Pietro, tutto sudato da far pietà, roba che vecchio come era un coccolone non glielo toglieva nessuno.
Lo specchio sconsiderto decise la sorte di Biancaneve.
Ora era anche la più bella: doveva morire.
Allora Megera chiamò il Guardiacaccia: sì, proprio quello di D.H. Lawrence ne “L’amante di lady Chatterley”, quello che intrecciava fiorellini tra i dolci peletti della passerona di Milady.
Il povero era sempre in attesa della sua Lady Jane- vi ricordate, vero, fanciulli eruditi il duetto di John Thomas e la Lady sopraddetta?- che da quel dì l’aveva mollato per mettersi con un riccone dopo aver fatto schiattare il marito infermo.
Pertanto era oppresso da una annosa castità che alleviava ogni tanto con pecore di passaggio.
Aveva un dente solo in bocca e puzzava di caprone.
Quando Megera gli ingiunse di condurre la povera Biancaneve nel bosco per ucciderla e cavarle il cuore che avrebbe dovuto portare a Lei come prova della defunzione della piccola orfana, si scazzò non poco.
Perché Biancaneve gli ricordava , anche se vagamente, la sua Lady Jane e poi doveva esser proprio ciccia giovane e saporita.
Ma…mors tua vita mea, come si dice.
Così andò a prelevare Biancaneve dalle segrete dove era stata rinchiusa dicendole che era stato mandato da Sir Salvin per liberarla.
Si dà il caso che la nostra eroina avesse smesso da un bel pezzo di creder che i bambini si trovan sotto i cavoli tanto che, quando il guardiacaccia si fermò in mezzo al bosco dicendole:
-Oh, ammira, principessa, che belle violette fresche fresche, ne cogliam qualcuna?-
-Ta soreta…- mormorò la dolce fanciulla e si avventò con un coraggio leonino sul fido scudiero della regina, infilandogli tutta la lingua nell’orecchio e dicendogli:
-Prima lascia che ti dia tutto, ma proprio tutto quello che vuoi, tu se’ troppo bello, troppo maschio-
Jhon Thomas, l’alter ego nei pantaloni del brutalone, ebbe un risveglio improvviso e rapidissimo che portò all’incoscienza completa il guardiacaccia.
Infatti cominciò ad annaspare come una trota fuor d’acqua.
E manco si accorse della mazzolata tremenda che gli arrivò sulla capoccia per mano dell’indifesa ragazza che lesta aveva adocchiato tra le viole profumate un pietrone atto allo scopo.
Capitolo III: i 7 nani, tra i quali Rosa, di incerti gusti sessuali e il clamoroso falso della mela avvelenata
Mollato per terra il suo ex- giustiziere che poi si aggiusterà come potrà con Megera,Biancaneve se la diede a gambe nella foresta, fino a che trovò una casetta davvero piccola, come quella che s’è fatto il mi’ zio Oreste -abusiva- sulla scogliera Ligure, non dico dove, ma tanto lo sanno anche i gatti. La porta era aperta e lei si precipitò dentro, ansante.
Vide sette piattini, sette bicchierini, sette forchettine, sette coltellini, sette lettini, cinque spazzolini da denti e due dentiere, chiaro segnale di piorrea. La nostra fanciullaspazzolò tutto quello che stava sulla tavola e pure nella dispensa, poi stanca di tante emozioni si lasciò languidamente andare su un letto, ma siccome questo era lungo 39 cm, si beccò una mazzata allucinante che la spedì nel mondo dei sogni e cominciò a russare.
Così non udi l’avvicinarsi di un allegro canto, che è poi quello ancor oggi adottato dai metalmeccanici che escono lietamente dal lavoro:
-Torniam torniam , torniam da lavorar, po po po poooopoooo-
E arrivarono alla casetta i sette nani:
Boscolo, Renzolo, Alfanolo, Dragolo, Viscolo, Casinalo, Silviolo e Rosa.
Il nano Rosa, in tutù e calze a rete, batteva al parco di Montecitto con il nome d’arte di Rosatella e a lavorare in miniera ci andava per dormire, visto che di soldi ne faceva da buttar via per conto suo.
E subito furono esclamazioni tipo:
-Chi ha usato la mia forchettina?-
-Chi ha bevuto nel mio bicchiere?-
-Chi s’è spazzolato tutto il minestrone-”
-Chi mi ha rubato il perizoma?- questo era Rosatella
-Se acchiappo quello che ha usato la mia dentiera, io gli scasso il mazzo-
Poi videro Biancaneve addormentata e allora:
-E questa chi è?-
-Vuoi veder che abbiamo finalmente trovato una serva aggratis?-
-Meno male, sissì- voce nasalina del nano Rosa -che son proprio stufa di lavarvi lemutande, insomma, sono una signora, io-
E così Biancaneve si fermò con i nanetti che le vollero da subito un gran bene, permettendole di stirare, pulire casa, curar l’orto, scendere al fiume a lavar i panni- noneran tempi da lavatrice quelli- e altre piacevolissime domestiche e campestri attività.
Se poi le avanzava tempo, andava pure in miniera a dare una manina.
Insomma una vita di libertà e d’amore.
Intanto al castello il servizio segreto aveva fatto sapere a Megera che Biancaneve eraancora viva presso i nani, ricchi e avarissimi cercatori di diamanti.
Allora la regina decise di provvedere lei stessa, una volta per tutte, all’eliminazionedell’odiata fanciulla.
Ed ecco che successe veramente: ma quale mela avvelenata, ma quando mai.
Biancaneve stava in mezzo a mele e pere e albicocche etc etc etc, sai che gliene sarebbe importato di un frutto, per di più non esotico?
Inoltre peggio di così Megera non poteva conciarsi, per lei era impossibile mascherarsi.
Così la vecchiaccia ideò un altro trucco diabolico: preparò un bellissimo mazzo di rarissime orchidee opportunamente intrise di profumo avvelenato che fece recapitare alla Nostra, con lettera di accompagnamento firmata da Sir Salvin Padano, ovviamente un falso clamoroso, in cui il prode cavaliere omaggiava la sua dama mai dimenticata con quei preziosi fiori provenienti in diretta dalla Terra Santa mentre le giurava eterno amore.
Naturalmente Biancaneve prese il pacco, ma prima di aprirlo lesse la lettera.
Fece in tempo a mormorare:
-Orchidee, le mie preferite, son principessa io, mica burina, ma cazzarola, perché ‘sto puzzo di chiavica?-
che cadde stecchita a terra e più non si rialzò.
Capitolo quarto: morte di Biancaneve,il principe verde, bacio con resurrezione, amore eterno, fine
Di lì a qualche tempo si udì:
-Torniam , torniam…- i soliti sette metalmeccanici deficienti.
Come videro la principessa spalmata sul pavimento, già freddina, esclamarono in coro:
-Marò che disgrazia e ora chi laverà per terra? chi cucinerà? ci tocca riprendere Carmela l’Ecuadoregna, cara come il veleno e neppure zoccola, ostia…-
Poi fabbricarono una bara di cristallo, vi depositarono Biancaneve e la lasciarono al suo destino.
Ora mi chiederete voi, come si fa a lasciar un cadavere in una bara in bella vista? che è uno spettacolo non proprio da standing ovation, con il passare delle ore.
Lo so, ma questa è una parte della favola che non si può cambiare, forse una strega buona passava in quel momento da quelle parti, insomma, abbiate fede e stop.
Passato del tempo, un giorno si sentì eccheggiar nel bosco:
-Cloppete, cloppete, cloppete- e su un cavallo bianco comparve Sir Salvin, tutto vestito d’azzurro, anzi no, di verde, la Padania, ricordate?
Era tornato dalla Crociata, anzi alla Crociata non ci era neppure stato, si era trattenuto a Brindisi per un convegno sulle Tope più belle del Web, durato anni.
Ma quando era già vicinissimo a casa una notte gli era apparsa in sogno Megera – e qui il cavalier tapino maledì la cofana di cozze al gratin trangugiate a cena – a comunicargli di essere morta, defunta senza possibilità di equivoco: infatti la pia donna era schiattata con la gola tagliata dalla sua stessa lingua.
Un tragico incidente sul lavoro.
E anche che Biancaneve giaceva in quella bara nel bosco, altrettanto stecchita, etc etc etc.
Naturalmente il fantasma della vecchia, perfido anche come onirica presenza, pensava con gioia maligna alle schifezze che il povero cavaliere avrebbe visto dentro la bara di cristallo; e che per questo il prode cavaliere avrebbe fatto la fine di Giovanna la Pazza.
Invece,come il giovane scese dal destriero e si appropinquò al feretro trasparente, ritrovò la sua amata addirittura rosea in volto, più bella che mai. Una faccenda davvero sorprendente, da favola appunto.
Così, scardinato il coperchio, si chinò a baciarla, lei, rediviva, aprì gli occhioni adoranti e lo abbracciò, commossa.
Lui la tenne fra le braccia, cullandola, mentre le sussurrava tra i capelli:
-Ora non ci lasceremo mai più, ci sposeremo e abiteremo nel mio castello: laverai, pulirai per terra, stirerai, zapperai l’orto, cucinerai, e quando ti avanzeranno 5 minuti, tromberai con me-
Lei sorrise estasiata, montò in sella e scomparvero in fondo al sentiero sul cavallo biancodel principe verde.
Vissero per sempre infelici e scontenti.

Ciao va la vita ops la favola ops la morale della favola ops …
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biancaneve non ha morale, personalmente penso sia la favola più stupida che sia mai stata scritta. Sarà per questo che le interpretazioni falliche si sprecano 😀 nella mia revisione si ravviva un po’, con quel pizzico di noir, politica,sesso, e soprattutto satira dissacrante che mi diverto da morì a digitare. ciauuu
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perfettamente d’accordo con te
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grazie ❤
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Boscolo, Renzolo, Alfanolo, Dragolo, Viscolo, Casinalo, Silviolo e Rosa.
Il nano Rosa, in tutù e calze a rete, batteva al parco di Montecitto con il nome d’arte di Rosatella
Son morto dalle risate non c’è una riga che non sia satira autentica, i nomi dei 7 nani e montecitto con rosa-rosatellum-il massimo. E poi lo specchio magico-poveraccio- e il guardiacaccia con riferimento a Lawrence per non parlare di Alessandro il grande e dell’amico-amante efestione.
Mes compliments wikka
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piace molto anche a me questa rivisitazione 😀 ciauuu
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CHE FIGATA. 😁😁😁
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grazie!!!! divertito? mi sa di sì…
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giorno giorno cara… ho avuto da fare tutta la mattina e appena Renato in WP che ti trovo?!
un capolavoro letterario… ho riso come una scema ad ogni riga… sto ancora rotolando…😂😂😂😂😂😂😂😂
bravissimissima…👏👏👏👏
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Renato=entro*… scusa il refuso… sta ridendo come un pazzo anche il correttore 😂😘😘😘
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mi fa piacere 😀
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sono felice di averti rallegrato…la satira dissacrante e con riferimenti politici non è per tutti… mi fa piacere tu abbia apprezzato ❤
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moltissimo…😁😁
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ciau
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ricordavo la prima versione ma questa è aggiornata e di molto meglio: i nani e rosa…è la più cattiva, ma veramente è al cianuro tutta questa “favola”. chi vuol intendere intenda, un vero piacere leggerti, questa …in carta no?
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sì . già andata
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Fantastica! ho riso dall’inizio alla fine!!! 😀 😀 😀
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continuo a ridere anche io leggendola 😀 ciaoo eli
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e ti credo!! 😀 😀 ciaooo Viki
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domani fo l’award, mi diverto anche lì
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Tratto dà una storia vera!! 😂😂😂
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sissì, soprattutto montecitto, il nano rosa, il padano 😀
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Si si ho notato, i riferimenti puramente casuali!! 😂😂😂
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Brilliant!
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many thanks!
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Scrivi divinamente, il tuo blog è una scoperta bellissima.
Ti seguirò volentieri, sperando di non essere di disturbo.
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ma scherzi? ti ringrazio ora vengo a trovarti
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per ora c’è poco, sperdo di soddisfare la curiosità vostra in futuro.
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