Dai miei Appennini: la Madonna del ponte e il prete bello

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La Madonna del ponte-Agosto 2015

C’è una antichissima pieve, nell’entroterra ligure, a pochi chilometri dalla mia casa,detta “la Madonna del Ponte”, dove, raramente viene ancora officiata la Messa. Fu, findall’anno 1000, uno dei tanti luoghi di culto cattolico posto sulla cosiddetta ” Via dei santuari” di cui parlerò un’altra volta. Se osservate la mia foto vedrete che il porticato in pietra è l’unico testimone dell’originale costruzione, il resto è stato rifatto nei secoli, la prima volta al tempo del prete bello, appunto, la cui storia si perde nei tempi dei tempi.
A quell’epoca la pieve, di notevole importanza, era affiancata non solo da una casupolaadibita a canonica ma anche da un ponte romano di cui rimangono i ruderi: fu portato via nell’800 da una piena; infatti quello che oggi è un torrentello che scorre alla base del santuario allora era un fiume di tutto rispetto.
Un giorno il vecchio parroco morì ed arrivò a sostituirlo un prete giovane e bellissimo. Ma non era solo di aspetto insolitamente piacente, era anche dotato di carisma, il suo fascino, che si esercitava su tutti, non solo sulle donne, lo rese famosonel circondario.
Ma benché alcune di queste ultime tentassero di sedurlo con ogni mezzo…niente da fare,il reverendo rimaneva fedele al suo ministero.
Fino a che una mattina non arrivò a messa una ragazza dall’aspetto dimesso,infagottatain un abito informe, i capelli neri legati sulla nuca, gli occhi pudicamente abbassati.
Lui non la notò fino a quando, finita la messa, la donna non si avvicinò e Con voceincerta mormorò:
-Buon giorno fratello, sono una pellegrina sulla via dei santuari, ho fatto un voto,vorrei confessarmi –
La voce era melodiosa, ricca di sfumature, in contrasto con quella ragazza dimessa chegli stava di fronte.
Poi lei alzo gli occhi sul viso del parroco: le palpebre pesanti coprivano in parte le iridi gialloverdastre striate come quelle dei gatti, rendendoli stranamente oblunghi : quello sguardo era carico di significati oscuri, sorrideva inquietante in contrasto con la bocca dalle labbra immobili.
Lui sentì uno strano brivido lungo la spina dorsale, un brivido di gelo; restò immobileper un attimo, come stregato, poi la precedette al confessionale.

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acquedotto romano vicino alla madonna del ponte-Agosto2015

Nessuno seppe mai che cosa la ragazza disse al prete in confessione: solo, dopo che se ne fu andata lui, pallidissimo, si inginocchiò davantiall’altare a pregare. Era sconvolto,cercò in dio quella serenità che aveva sempre avuto, voleva ritrovarsi. Ma non servì a nulla: intorno a lui c’erano solo oscurità e freddo, gli ori, i quadri, l’altare, tutto gli era distante, gelido e lui era solo in mezzo a un deserto.
Quella notte fu insonne, la prima di tante; quando si addormentava per qualche ora finivain fondo a un pozzo nell’oblio più completo e misericordioso.
Poi finalmente…
Aveva sentito da poco il campanile suonare la mezzanotte ed era caduto in un febbriledormiveglia quando qualcuno bussò alla porta della canonica.
Allora seppe che lei era arrivata.
Dalle persiane filtrava il chiarore della luna piena.Non si mosse ma la donna entrò lostesso, lui l’apettava sdraiato su un fianco fingendo di dormire, ma quando udì distintoun respiro affrettato non potè fare a meno di aprire gli occhi: nello specchio, che gli stava di fronte, a lato del letto, non vide riflesso nulla, neppure un’ombra…
Ma udì il fruscio del vestito e il suo profumo d’erba tagliata quando lei, con la levitàd’una farfalla, entrò nel suo letto e si mise dietro di lui accogliendolo sulle ginocchia, premendogli il seno sulla schiena. Prese a carezzargli il volto, le palpebre chiuse, il naso perfetto, le labbra per scendere giù, dove la voglia era insostenibile.
L’uomo sospirò, come vinto, arreso.
Si mise supino, allungò la mano, scrutò nel buio.
-Eccomi sono venuta, mi aspettavi vero? Prega il tuo dio ora, pregalo, se ne hai ilcoraggio-
-Zitta, stai zitta- disse lui con voce sibilante e poi le fu addosso: lei lo trasportònel suo splendido palazzo, dove brillavano l’oro e l’argento e le lenzuola erano diseta. Il corpo della donna era caldo, profumato, morbido ,esigente.Non seppe mai quantodurò quella notte,ad un certo punto piombò in un sonno di pietra e quando si svegliò,nelsuo povero giaciglio, era solo, della ragazza nassuna traccia, neppure il suo odore.
Si alzò, confuso e smarrito,trattò anche bruscamente quei fedeli che dal paese si eranospinti fin lì per avere da lui conforto. Non udiva più la voce di dio,non ne vedeva laluce, era solo in una oscurità che diventava sempre più fitta. Allora si rintanò incanonica,ad aspettare che scendesse la notte, che lei tornasse…ma non fu così, laragazza scomparve.
Allora, disperato, fuori di sè, mentre i suoi fedeli si chiedevano che cosa gli stesse succedendo, capì che gli restava un solo modo per riaverla: firmare quel patto diabolico che fino allora aveva cercato con tutte le sue forze di evitare.

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Ruderi della antica canonica restaurati- Pieve della Madonna del Ponte (Agosto 2015)

E così fu, avvenne il solito scambio: l’anima e l’ubbidienza al signore del buio incambio della donna a cui non poteva più rinunciare.
Intanto non avrebbe mai potuto fuggire, doveva restare lì, di giorno prete, di notte
devoto a un inesorabile padrone.
Lei tornò, se fatta di carne o d’aria lui neppure più se lo chiedeva: erano schiavi l’unodell’altra e tutti e due di un signore che non ammetteva diserzioni.
Il prete bello non era più tale: l’aspetto emaciato, stanco , gli occhi dallo sguardofisso e perduto cominciarono a far sospettare al suo gregge di fedeli una qualche gravemalattia: qualcuno giurava di averlo sentito anche parlare da solo in una lingua sconosciuta.
Poi iniziarono a morire gli animali, vittime di una strana epidemia e si cominciò, comesempre , a parlare di spiriti demoniaci che si aggiravano nel villaggio, il cui parroco, inquieto per i discorsi che circolavano intorno al collega della pieve,si dava un grandaffare ad esorcizzare. Senza risultato. Ma quando comnciarono a sparire i bambini ilpaese si disperò e soprattutto si spaventò.
Ora tutti sapevano che i bimbi d’estate avevano l’abitudine di giocare lungo il fiume, dipercorrerne le rive di sasso in sasso, fino ad arrivare alla pieve del ponte che distavae dista dal paese circa due chilometri
Così gli uomini si decisero a seguirne le tracce e un giorno fecero una agghiacciantescoperta: a pochi metri dalla chiesa, tra due massi, spuntava un piedino di bimbo mozzato, intorno sangue dappertutto. Ancora oggi quel grande sasso che nessuna piena ha mai smosso si chiama: a pria du pè, la pietra del piede.
Fecero presto a collegare i miseri resti al parroco che era così cambiato: decisero ditornare di notte per fargli una visita.

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E così fecero: aspettarono che il campanile suonasse le unici e si misero in cammino, conbastoni e coltelli , al lume di torce. Non passarono dal sentiero battuto usualmente madai boschi in modo che fu agevole salire direttamente sul tetto della pieve, dallaquale si udivano provenire strane litanie di due voci diverse, una era di donna.
Scostarono alcune tegole, e tra le travi del tetto si trovarono di fronte uno spettacoloorrido: dietro l’altare , sotto il grande crocifisso rovesciato, il prete e una donna,salmodiando, coperti di sangue , facevano a pezzi il corpo di un neonato: il lezzo era  insopportabile mentre quelle ossessive litanie venivano ripetute senza sosta.
Non esitarono:alcuni gettarono le torce accese dentro la chiesa,sopra i due diaboliciofficianti che tra urla che non avevano nulla di umano cominciarono a rotolarsi per terra, altri scesero , entrarono e appiccarono il fuoco alle panche, ai paramenti- lapieve era costruita prevalentemente in legno-fino a che tutto divenne un rogo che risparmiò solamente il porticato di pietra. Bruciò anche parte del bosco, prima che gliuomini riuscissero a domare l’incendio.
Non fu ritrovato nulla dei due amanti: solo si dice che dietro l’altare si era aperta unavoragine di cui non si vedeva il fondo, che li avrebbe inghiottiti.
Poco dopo ci fu una piena che la riempì di massi e fango.
Trascorsero più di cento anni prima che la chiesa venisse ricostruita: sappiamo che nel1312, il 20 di Febbraio, vi sostò Arrigo VII diretto a Portovenere dove si imbarcava conla sua corte per Pisa.
E questa è storia.

 
FINE

10 pensieri su “Dai miei Appennini: la Madonna del ponte e il prete bello”

  1. Una storia davvero agghiacciante che esalta la forza e il potere di satana…..
    Stupende le immagini relative alla “Madonna del Ponte”, che hai postato in questo splendido articolo
    Buona domenica e un abbraccissimo cara viky (a Roma cielo nero e pioggia)

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