Un grande dolore: ha senso condividerlo in rete?

campodigrano

campo di grano di Vincent Van Gogh

Ieri vagabondando nel mare del web ho scoperto quanti, tra gli internauti, raccontino in rete le loro disgrazie: malattie, perdite di persone care, o altre infelicità,magari risentendosi poi se qualcuno non mostra adeguata partecipazione.
Allora mi sono resa conto, in tanti anni di blog e siti, di non aver accennato mai direttamente alle mie perdite dolorose, ai problemi personali, se non dopo un certo tempo sotto forma di scritti, in genere racconti o poesie nei quali non ero e non sono assolutamente riconoscibile.
Insomma per me il virtuale non è un “genere di conforto”, se ho bisogno di solidarietà la trovo nel reale toccando mani vere, nel calore di un abbraccio.
Non è che in rete anche il dolore possa diventare una forma di autopromozione?
Ma questo è solo il mio pensiero, sono curiosa di sentire il vostro ❤

51 pensieri su “Un grande dolore: ha senso condividerlo in rete?”

  1. Ogni persona è un carattere, ogni carattere un motivo, ogni motivo una finalità. Ogni finalità un modo di scrivere. Dipende da cosa si cerca in un blog, se chi scrive è riconoscibile o meno. Se è una scusa per fare il galletto o cosa.
    Non penso ci sia una risposta, o una statistica che possa comprovare l’uno o l’altro intento.
    C’è sicuramente da dire che c’è chi veramente trova una forma di conforto e chi invece fa solo finta, predicando bene e razzolando male.
    Buona giornata cara

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      1. Che penso del dolore come forma di auto promozione? Che non è dolore, anzitutto, e che è un modo meschino di propagandare qualcosa.
        Ma è un pensiero dato dalla mia concezione personale di dolore, intimo e riservato. Va rispettato è trattato coi guanti, se decido o decidiamo di renderlo pubblico a qualcuno.

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      2. Era questa la domanda allora, e non l’avevo letta. Un grande dolore in rete, forse l’ho già fatto, ma non certo per i like o altro. È una memoria, qualcosa dove magari trovare anche consigli utili.
        Quindi, si. Ma dipende sempre. Quelli miei più personali non li metterei

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  2. Ciao, dipende.
    C’è gente che lo fa apposta per ricevere qualche like ma credo che, nella maggior parte dei casi, si tratti di persone che vogliono essere capite e cercano conforto negli estranei perché nei vicini non lo trova.
    Può essere che voglia anche sentire i pareri di gente che è al di fuori della loro situazione e che ragioni “a mente fredda”. Però credo che, alla base, ci sia il bisogno di conforto.
    Buona giornata!!

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  3. Trovo piuttosto normale che anche il dolore venga rappresentato per esperienza personale più o meno diretta,poichè al pari di gioia,amore,passione è un sentimento che troviamo rappresentato da sempre sotto forma pittorica, nella poesia o nella tragedia…
    Coloro che scrivono su un blog ,soprattutto se adulti credo che siano consapevoli della concreta differenza tra virtuale e reale,e allo stesso modo dei grossi limiti che ha lo spazio cibernetico ( dunque non mi dilungo a dire ciò che non sarà mai possibile trovare in rete…).
    Chi vuol fare semplicemente collezione di likes potrà magari giocare sempre le stesse carte che sensibilizzano di più gli animi (…quanti decantano ormai da mesi solo l’amore nelle stesse strofe rigirate e rivisitate solo per attrarre schiere di persone innamorate dell’amore…)
    Secondo me sta in chi legge distinguere tra le persone che ci sono e quelle che ci fanno…
    Buondì viki

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  4. Bella domanda. Io so solo che quando si prova un dolore fortissimo, una grande perdita l’unico modo per uscirne e non impazzire è parlarne. Perché farlo in rete? Che male c’è se qualcuno non è in grado di farlo nella vita reale. Nella vita virtuale puoi trovare tante persone che hanno condiviso il tuo stesso dolore cosa che magari non succede nella vita reale. Quante volte ci siamo sentiti dire ” immagino come stai!” Be’ io spesso ho pensato “no non lo puoi neanche immaginare lontanamente perché mm finché non tocca a te, finché non capita anche a te non puoi immaginare”. Nella vita virtuale è possibile maggiormente trovare conforto da chi c’è già passato.
    Quando ho vissuto un grandissimo lutto familiare non conoscevo ancora la rete così come strutturata adesso. Non esistevano ancora i social network.chissà come mi sarei comportata
    Di certo la rete aiuta a trovare persone che hanno vissute le tue stesse esperienze. Se hai bisogno di un consiglio di una parola di conforto che male c’è
    Diverso il caso in cui le suddette cose vengono postate per attrarre traffico. In tal caso non c’è davvero dietro una persona che soffre

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    1. otiimo…grazie del passaggio..ma guarda che io non condanno nessuno, ho solo espresso un parere: personalmente ho il massimo pudore del mio dolore..e la rete è ludica, per me, ma ognuno si regola come crede

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      1. Ognuno vive il dolore a modo suo. C’è chi si strappa i capelli e urla e chi lo vive con dignità e compostezza. Due modi diversi di vivere. Due dolori allo stesso modo. Io appartengo alla seconda categoria ma non mi sento di giudicare la prima. Se c’è un momento che non dobbiamo permetterci di giudicare e proprio questo.
        Discorso a parte per chi racconta storie strappalacrime fittizie per ricevere consensi …

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      2. qui c’è un equivoco io non giudico nessuno dico solo che non uso la rete per raccontere i miei dolori personali. Stop. Ognuno poi faccia come crede…ragazzi…eddai, credevo di essere stata chiara!

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  5. Dipende da come lo si fa. Si vede quando si tratta di auto-promozione, secondo me, specialmente i tipi che usano il blog per l'”acchiappo” scrivono storie di abbandoni, per far emergere la sindrome da crocerossina. Solo una volta, quando è mancato mio padre, ho scritto un post, che poi non era nemmeno un post, solo un saluto a lui, ma anche per avvisare i miei lettori che non ci sarei stata per un po’ sul blog. Insomma, le situazioni possono essere variegate.

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    1. naturalmente…ma io dicevo altro: l’esternazione del dolore vero in un blog: io non lo farei mai perc hé sono per la fisicità del sostegno, idem per le belle notizie tipo promozioni o altro…insomma il personale è solo mio. oi ognuno faccia come crede ma non capisco quale sollievo ti possano dare degli sconosciuti. Poi…guarda silviatico ha espresso alla perfezione il mio pensiero. ciauuu

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      1. allora è un altro discorso…finiamo nella solitudine e incomunicabilità dei nostri tempi. Comunque i due post che ho letto erano di gente accoppiata, almeno da quello che dichiaravano. e comunque il dolore è sempre e solo tuo

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  6. Buongiorno, a mio parere dipende dal carattere di ognuno di noi, certo potrebbe essere anche un rischio parlare dei propri “problemi” in rete perché di pazzerelli è pieno il mondo figuriamoci il web! 😉

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  7. Quando ho un dispiacere io divento quel dispiacere, quando sono gioia io divento quella gioia, quando sono pianto io divento il pianto, quando sono sorriso io divento sorriso… sono quello che provo

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