Nell’Egitto dei Faraoni: il mistero della grande Sfinge di Giza

sfinge

La Grande Sfinge ha eccitato non solo la mia fantasia, sono rimasta impalata per un buon quarto d’ora a fissarla :-), ma anche quella di poeti, avventurieri e turisti per secoli.
Primo colosso dell’Egitto faraonico sorveglia maestosamente la necropoli di Giza. Ha il corpo leonino e la testa di un re con tanto di nemes (il copricapo del faraone) e falsa barba, entrambi attributi reali. Benché erosa dalle intemperie, sono riconoscibili i tratti del re Chefren. La parola greca sfinge potrebbe derivare dalla lingua egizia shesepankh, “immagine vivente”. Questa magnifica opera è scolpita in una collinetta di roccia costituita per lo più da calcare scadente.
Alcuni studiosi ritengono che la collinetta facesse parte della cava per la píramide di Cheope, cava non sfruttata appunto a causa della pessima qualità della pietra.
Quale fosse la funzione della Sfinge è argomento tutt’ora assai dibattuto.

Nell’antico Egitto i leoni erano raffigurati come guardiani e, secondo una teoria, la Sfinge fu eretta appunto a guardia dell’altopiano di Giza. Secondo l’egittologo tedesco Herbert Ricke, invece, era associata al culto del sole, e quindi gli scultori della IV dinastia la eressero come effigie di Hor-Em-Akhet, Horo dell’Orizzonte, un aspetto del dio sole nonché il nome dato alla Sfinge nel Nuovo Regno.
Secondo questa teoria si concepiva la Sfinge in posizione eretta sulla linea dell’ orizzonte formato dalla Grande Piramide, chiamata Akhet-Cbeope, Orizzonte di Cheope, e dalla piramide di Chefren.
Infatti, per chi si avvicina a Giza, la testa della Sfinge, incomiciata dalle due piramidi retrostanti, può ricordare il geroglifico orizzonte, rappresentazione del sole che sorge fra due montagne.
Puroppo non posso riprodurlo qui, ma se ci riuscissi si capirebbe meglio quello che ho scritto.
Infine la teoria più accreditata considera la Sfinge un ritratto di Chefren, sotto forma di Horo, che rende omaggio al padre divino Cheope, identificato con Ra il sole (Chefren era chiamato Sa-Ra, Figlio di Ra).
Poiché il corpo principale della Sfinge era scolpito in una roccia più tenera, fu rivestito di grandi blocchi di calcare di Tura, per qualità simile a quello che ricopriva la piramide di Chefren.
La testa e il collo, scolpiti in pietra proveniente da una vena più dura, non furono ricoperti.
La barba, che è andata perduta, doveva essere stata scolpita insieme alla testa, data l’impossibilità di appenderla in qualche modo, per il peso, sotto il mento della Sfinge.
Giovanni Battista Caviglia trovò una piccola parte della barba nel 1817; il frammento è rotto in due pezzi che si trovano ora al Museo del Cairo e al British Museum.

La Stele del sogno di Thutmosi IV

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Una stele di granito rosso ritrovata fra le zampe anteriori della Sfinge narra che, quand’era ancora un principe, Thutmosi IV (ca. 1400-1390 a.C.) andò a caccia nei pressi di Giza.
Addormentatosi all’ombra della Sfinge, questa gli apparve in sogno lamentandosi dello stato di abbandono in cui si trovava. Thutmosi non era I’erede al trono, ma la creatura gli promise che se avesse fatto restaurare il monumento un giorno sarebbe diventato re.
Il resto dell’iscrizione è eroso, comunque Thutmosi divenne effettivamente re: fece rimuovere la sabbia accumulatasi sulla Sfinge e rimettere a posto alcune delle pietre frontali che si erano staccate dal corpo. Infine fece erigere la stele che, oltre a ricordare il sogno, mostra Thutmosi che presenta le offerte al monumento di pietra.
Nota come Stele del Sogno, si trattava probabilmente della porta principale del tempio funerario di re Chefren.
Nell’antichità la Sfinge fu più volte riportata alla luce dalle sabbie del deserto. L’occasionale scomparsa del monumento può spiegare perché certi autori del passato, come Erodoto, non la menzionino nei loro scritti-diari sull’Egitto.
Grandi lavori di restauro furono eseguiti almeno due volte: sotto la XXVI dinastia (664-525 a.C) e in Età Romana fra il fra il 30 a.C. e il 100 d.C.

sfinge disegno

Ecco, in questo antico disegno, l’aspetto che poteva avere la Sfinge in origine quando era dipinta. Un foro in cima alla testa, che ora è stato riempito, fungeva forse da incavo per una corona.
Probabilmente davanti al petto dell’animale si ergeva in passato una statua di Tuthmosi IV di cui non resta che qualche frammento.

9 pensieri su “Nell’Egitto dei Faraoni: il mistero della grande Sfinge di Giza”

  1. pare ci siano molti enigmi irrisolti da quelle parti… la datazione della sfinge, per le erosioni della sua base (che lascerebbero intendere la presenza di mare o corsi d’acqua oggi inesistenti) la farebbero risalire a molti millenni prima della sua datazione e la testa odierna sarebbe stata aggiunta all’epoca delle dinastie faraoniche di molto successive. Senza contare che la vicina piramide di Cheope non è un monumento funerario, non essendo stata trovata all’interno nessuna camera con resti di chicchessia. La domanda sulla funzione di quei mastodontici monumenti resta: Perché? Io credo sia un messaggio di civiltà antichissime su qualcosa inerente i cieli, essendo precisamente orientate verso la costellazione di Orione… resta l’enorme mistero su come, un popolo munito di strumenti rudimentali, abbia potuto costruire qualcosa che gli odierni ingegneri non sarebbero in grado di riprodurre… con blocchi di pietra mastodontici trasportati da cave lontane 800 km… evidentemente non abbiamo capito qualcosa… 😉

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  2. sì certo sicuramente era una “guardiana” legata al cielo e con le zampe ben fisse per terra: gli egizi sapevano sulle stelle quello che probabilmente noi non sappiamo… grazie gigi, kiss

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