Prisma ovvero delle personalità multiple (prima parte)

prisma 1

Alcune si avvicinarono e le parlarono, altre rimasero nascoste nel profondo della sua mente.
Proprio come si nascondeva lei.
Marie le avrebbe uccise se fossero venute fuori, se solo avessero osato parlare.
Lei poteva uccidere anche sé stessa, se si fossero avvicinate troppo e l’avessero ferita con le parole.
Si ritrasse ancor più nell’ombra ad aspettare voci e fantasmi.
-Bambina cattiva, Marie.
Oggi sei stata molto, molto cattiva e devi pagare, devi essere punita-
Allora il coltello seghettato cominciò ad andare avanti e indietro sul suo polso.
Non sentì dolore mentre guardava la pelle aprirsi sotto i denti della lama facendo uscire il sangue, perché il dolore era responsabilità di qualcun altro.
Non provò neppure rimorso per quello che aveva fatto, solo amarezza: ancora una volta era stata scoperta dalla virtuosa Tina; lei riusciva a sapere sempre tutto e lo comunicava alle altre.
Il coltello scivolò a terra e Tina non si mosse per raccoglierlo.
Bene, forse la punizione era finita.
Marie si accomodò per bene il vestito della domenica-quello del catechismo- sul seno acerbo macchiando di sangue il morbido velluto verde.
Dei fiocchi di neve, portati da un’improvvisa folata di vento attraverso un vetro rotto della finestra che dava sui boschi e sul lago, le si posarono dolcemente sulle scarpette nere di pelle.
Allora entrò Nela, si accovacciò come una rana in equilibrio su foglie di ninfea e osservò i piccoli fiocchi sciogliersi.
-Guarda, Marie, non sono belli? a mamma piacerebbero e anche a Franz-
Poi il suo interesse svanì con la stessa rapidità con cui era comparso.
-Coloriamo, ho una nuova scatola di pastelli; li divideremo-
Marie liquidò la bambina, poco più di una neonata inconsapevole di quello che le accadeva intorno eccetto che per i suoi bisogni immediati, e si strinse le braccia intorno al petto.
La piccola, davvero irritante, era una delle ultime arrivate.
Rabbrividì nella soffitta polverosa per il calo di temperatura dovuto alla finestra rotta e sentì crescere di nuovo dentro di sé la rabbia. Aveva già abbastanza da fare senza doversi preoccupare anche di una bambina piagnucolosa che voleva colorare.

-Ma guarda che confusione, dai un’occhiata in giro; io faccio il possibile per tener in ordine la tua stanza, ma tu Marie pare lo faccia apposta a sporcare…
E poi tocca a me pulire-
Marta grugnì disgustata, prese i frammenti di vetro e li gettò nel secchio della spazzatura, sotto il lavandino.
Poi raccattò da terra un paio di scarpe vecchie, un maglione rosicchiato dai topi e altre cianfrusaglie che ripose in uno scatolone, mentre seguitava a brontolare:
-Bambina disobbediente, tua madre non sarebbe contenta, proprio no-
-Marie-piagnucolò Nela-ho freddo. E voglio colorare. Possiamo colorare adesso?-
Tina intervenne con voce cattiva:
-Oggi non si colora, Nela.
Marie è stata cattiva e deve esser castigata-
Marie guardò il coltello finito sotto il tavolo sporco. Forse meritava di esser punita.
Un sorriso lieve le sfiorò le labbra.
Dicevano tutte che era fredda e distaccata, un essere inutile.
Lamentandosi piano si rannicchiò a palla sullo sporco pavimento di legno, stringendo più che poteva le braccia attorno alle gambe fragili, sentendo montarle dentro una cieca furia contro il mondo intero.
Cominciò a tremare senza riuscire a controllarsi, sapendo che il dolore alle caviglie, alle ginocchia e ai gomiti avrebbe significato lividi l’indomani.
Qualche segno in più da aggiungere al patchwork che diventava sempre più grande.
Se solo avesse avuto una coperta…ma se le erano prese tutte la mamma e Franz, l’ultimo amante.
Così l’aggirarsi a mezzanotte per cercare un poco di calore nell’armadio della biancheria della loro stanza era stato un errore.
Ai loro occhi non sfuggiva nulla.
-Disciplina- aveva detto sua madre e l’uomo era stato d’accordo con lei, visto che le loro mani si erano mosse insieme sul suo corpo con rara abilità; infatti i segni del pestaggio erano visibili solo sotto i vestiti, la schiena e il torace ridotti a una mappa di lividi
E Tina continuava a ripeterle:
-Te l’avevo detto-

(Continua più tardi)

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