
Don Giovanni è perseguitato da una strana febbre che ormai raramente l’abbandona e che lo indebolisce ogni giorno di più.
La vita che lui ha agitato e scosso come una nacchera per danzare al suo frenetico ritmo lo ha tradito.
E l’uomo dell’amore, il profanatore di talami ne è ben cosciente.
Si rifugia comunque ogni giorno nella taverna del Toledano dove, avvolto in un mantello di lana nero, beve vino rosso e gioca ai dadi. E’ lì che lo trova il suo servo Guzman a tarda notte.
-State tremando, Don Juan, dovreste stare a letto con addosso le coppette del cerusico e non in questo buco d’inferno con il bussolotto-
-Non imparerai mai Guzman? La gente si aspetta che il letto sia per me arena d’amore non di malattia.
La Spagna è piena di individui che russano sognando di udire sul mio conto qualche cosa che procurerà un maligno piacere al loro tedioso e tediato risveglio.
Ho solo bisogno di vino robusto, al più presto-
-Signore, sono venuti a casa a cercarvi gli uomini del governatore, c’è una taglia su di voi.
Vi accusano di aver posseduto l’altro ieri notte un’ancella della regina proprio nella stanza adiacente a quella di sua maestà.
Avete sedotto la ragazza profanando le stanze reali.
Io ho detto a quegli uomini che voi eravate a Granada-
Don Juan solleva il viso dal bicchiere: i suoi occhi hanno la stessa intensità dell’azzurro scuro del fumo che riempie la stanza e lo sguardo è indefinibile tra il cupo e l’irrequieto.
-Straordinario, veramente straordinario, amico mio.
Da giorni e giorni non mi accosto alla corte ma questo non li preoccupa affatto.
Il mito del seduttore va conservato intatto.
Nessuna creatura della terra è stata mai nutrita con la stessa cura con cui viene alimentata la mia leggenda.
Da tempo mi comporto come se aspirassi a farmi frate.
Da quando ho lasciato Cadice questa febbre tiene i miei pensieri freddi e candidi come le nevi dei Pirenei.
Son diventato un dono di Dio per chi si cruccia.
Un tempo, prima di ammalarmi, portavo abiti di velluto leggeri come piume sotto una luce abbagliante.
La mia vita suscitava leggende eccitanti che colpivano milioni di orecchie,ora i cornuti potrebbero bisbigliare il mio nome come una preghiera di ringraziamento e tutti gli sciagurati ai quali l’amante sbatte la porta sul muso si sentirebbero consolati all’idea dell’inferno in cui sono finito.
In questo momento ogni donna che si consuma rimpiangendo il mio amore potrebbe schernirmi con il proprio marito che da gonzo cornuto diverrebbe lì per lì un gonzo irridente la mia attuale inesistente virilità.
Un masso sta per piombarmi addosso Guzman, ma non so da che parte.
Gli Dei mi hanno abbandonato.
Ho bisogno di un pò di sollievo, qualcosa o qualcuno per ristorarmi la mente e le membra con tenerezza, insomma un qualche idiota altruista-
-Per vostra disgrazia, padrone, la vita è stata prodiga con voi di idioti altruisti.
Venite vi accompagno al talamo vellutato di donna Bastiana-
-No, Guzman, lascia perdere.
Non c’è più donna per me, né giovane né vecchia, né dolce né amara.
Eppure a mio modo le ho amate tutte.
Nessuno mi aspetta in questa città, solo la morte-
-E’ probabile- risponde il servo calmissimo, guardando il padrone negli occhi.
E per la prima volta in vita sua si rende conto di parlare a Don Juan come un giudice che pronuncia una sentenza.
Sto terminando di scrivere “Don Juan e l’ora del lupo”…ovvero la morte dell’uomo ma non del mito.A presto…

Oh, quanti epigoni ha avuto..
( cercano di imitarlo…)
Come sei arrivata al libro?
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quale libro? lessi molti anni fa un “don juan tenorio” che non trovo più, tra l’altro lo lessi in lingua originale, e mi piacque molto…ahh, aspè, ho capito…ora chiarisco: sto terminando di scrivere non di leggere 🙂 ciauuu
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Io leggo e copio da te..
“Sto terminando “Don Juan e l’ora del lupo”…ovvero la morte dell’uomo ma non del mito”
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sì marzia, ho chiarito sopra e vo a correggere, inesattezza mia
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