Era un cuore d’oro chiuso da una serratura, in stile vittoriano, impreziosito dai consueti motivi decorativi dell’epoca e abbinato a una pesante catenella dello stesso metallo.
Faceva parte di un lotto di gioielli che Maddalena aveva acquistato ad un’asta.
Era soddisfatta del suo acquisto sebbene avesse dovuto sborsare una cifra considerevole.
Maddalena possedeva in società con Carlo, suo amico da sempre, un negozio di antiquariato, gli affari andavano bene e il loro rapporto era più che soddisfacente.
Trentacinquenne, alta, bionda , lineamenti spigolosi e impertinenti, faceva joggins tutti i giorni per mantenersi in forma.
Aveva un debole per i romanzi d’amore e guardando vecchi films strappalacrime si abbandonava spesso al pianto.
Unico errore della sua vita era stato l’aver sposato un nullafacente che oltre a sfruttarla abusava anche di lei quando era ubriaco.
Stava divorziando con dolore, nonostante tutto.
Alzando verso la luce il medaglione a forma di cuore Maddalena disse a Carlo:
-Questo me lo tengo, mi è piaciuto appena l’ho visto; dammi una mano a indossarlo-
Lui chiuse il gancetto dietro la nuca della donna.
Lei si guardò in uno specchio d’epoca e si sistemò i capelli.
-Niente male, credo che lo porterò; non voglio venderlo, anche se potremmo farci dei soldi, è d’oro massiccio, lavorato a mano da un valente artigiano-
Carlo si avvicinò e guardò il ciondolo nella scollatura della donna.
Lo prese in mano e lo voltò; c’era inciso un nome, Sarah Ormengo (gli Ormengo erano la nobile famiglia della quale erano stati battuti i beni all’asta) e una scritta un poco corrosa: Faces quidlibet voles.
-Farai quello che vorrai- tradusse Carlo ad alta voce.
-Ehi, ma io so tutto su questa Sarah- riprese ridacchiando – è chiamata la Vergine della famiglia; morì a 102 anni, a metà ottocento, pressochè in odore di santità.
Apriamolo, magari ci troviamo un ritratto e una ciocca di capelli. Niente da fare, non ci riesco-
-Non lo forzare- esclamò Maddalena- riprovo io a casa con calma-
Arrivata a casa fece una doccia, si avvolse in un accappatoio caldo, preparò un vassoio con un cena frugale e si piazzò davanti alla televisione.
Il solito programma noioso, pensò mentre giocherellava con il ciondolo.
Aveva tentato nuovamente di forzarlo senza risultati, ma l’acqua calda doveva aver sortito qualche effetto perché a un tratto il medaglione si aprì.
Dentro era vuoto, niente ciocca di capelli o ritratto.
Maddalena ne fu delusa.
All’improvviso si sentì piombare addosso una grande stanchezza e si addormentò di colpo.
Indossava un completino da ginnastica per bambine che su di lei adulta faceva uno strano effetto; le gambe erano completamente nude, il seno prosperoso costretto nella maglietta infantile, ai piedi calzini e scarpe di gomma colorate.
Era in un asilo.
Due suore la tenevano per le braccia e la costringevano piegata in avanti sulla cattedra.
Una terza suora le sollevò la gonnellina e le abbassò bruscamente le caste mutandine di cotone bianco.
Aveva in mano un righello.
Le bambine nei loro banchi guardavano con curiosità ed eccitazione lo spettacolo.
-Ti hanno vista mentre ti toccavi- accusò la suora -e lo facevi di fronte a due uomini che si masturbavano-
-Sì sì sì- gridarono in coro le bambine.
-Ma sono una donna adulta, faccio quel che mi pare; chi diavolo siete voi?-
-Stai solo peggiorando la situazione-
E il righello si abbatté con violenza sul sedere di Maddalena che urlò di dolore e poi si mise a piangere.
La suora continuava a picchiarla sulla morbida carne arrossata mentre intorno le pareva di sentire solo sospiri e gemiti rauchi.
Ma era lei che gemeva sempre più forte sotto i colpi della religiosa perchè stava provando un piacere violento e sconosciuto fino a che un improvviso orgasmo non la scosse allontanando insieme al dolore l’asilo, le monache e le compagne bambine.
Era circondata da una vampa rossa con le natiche che bruciavano.
Si destò respirando affannosamente; si mise a sedere sul divano, le dita contratte intorno al medaglione che ora era chiuso.
Che strano sogno aveva fatto: lei non aveva mai frequentato una scuola cattolica, era ebrea.
Il sedere le doleva.
Quando si esaminò allo specchio vide che era coperto dai segni rossi delle sferzate.
Ma confusa e stanca si riaddormentò.
Al mattino si esaminò di nuovo e scoprì che l’arrossamento era quasi scomparso.
Diede la colpa all’accappatoio spiegazzato per l’irritazione alle natiche mentre il sogno erotico lo spiegò con la lunga astinenza peraltro voluta visto che non sentiva la necessità di fare sesso.
La giornata passò nel solito traffico lavorativo, con Carlo che sfogliava quotidiani alla ricerca di annunci di aste o di altri tipi di vendita di oggetti d’antiquariato.
Quando arrivò a casa alla sera, dopo la doccia e la cena si mise a letto con un baby-doll rosa, fedele al suo debole per gli indumenti romantici anni Cinquanta e si accinse a rileggere per la decima volta Via col vento un librone che la faceva sempre piangere.
Mentre si perdeva nell’incendio di Atlanta giocherellava con il medaglione che si aprì socchiudendosi appena senza che lei se ne accorgesse.
A più tardi la seconda parte


Attendo non respirando la seconda parte! Bello!
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arriva ora 🙂
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Yuppie yeah!
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