Noi non moriremo mai

Mi capita di pensarlo quando guardo una nostra fotografia, quella di quando, ragazzi, ci teniamo per mano sulla spiaggia di Stintino: siamo goffi, incerti, con i nostri jeans scoloriti e le magliette uguali con la foto di Korda del Comandante- già meditavamo il primo viaggio a Cuba- tu così biondo io così nera, tutti e due alti e magri, due cuccioli di cicogna, io quattordicenne, tu di due anni più grande.
In quella luce rosata ormai sbiadita della spiaggia deserta avevamo nelle mani strette tutto il mondo, noi non ci saremmo lasciati mai. E così è successo.
Perché portavamo dentro il nostro destino, scritto a chiare lettere dalla notte dei tempi; eravamo l’attrazione primordiale del maschio per la femmina all’alba del mondo, quando odoravamo di terra, la nostra Madre, il cui cordone ombelicale ancora ci nutriva.

Giovanissimi umani soli in un mondo selvaggio popolato da draghi, tigri feroci dai denti a sciabola, serpenti-dei che s’aggiravano splendenti di colori tra taglienti rocce laviche, noi, fratello e sorella, il sole e la luna, diventammo amanti, io terra fertile da arare e inseminare, tu l’astro che mi accese per la prima volta i sensi ustionandomi: ne porto ancora orgogliosa i segni come stimmate.
Sono passati tanti anni da quel giorno in cui il sole e la luna si fusero l’uno nell’altra per la prima volta, ma quando facciamo l’amore torniamo quelli di un tempo, i giovanissimi fratelli incestuosi che si unirono nel patto di sangue scritto con la famelica sensualità di un gioco appena scoperto e già crudele.

Noi, l’inizio di tutto, DNA scambiati e ricombinati nelle nostre cellule, miracolo della genetica, noi con i capelli odorosi di tanti tradimenti, bugie, paure, piccoli ipocriti omicidi, noi , che ci incontriamo come congiurati nella moschea blu o in un bistrot di Pigalle la pelle solcata da estranee carezze, noi vivremo così, stesse bende attorno al cuore, memorie ibernate, catene alle caviglie, fino alla fine del tempo.

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