Il soldato

Una volta cominciavo i miei messaggi d’amore
scrivendo
sai amore
era come prendere la rincorsa in digitale
per un salto nel vuoto dentro codici binari
era un incipit
per rompere il gelo dell’assenza.
Ora mi sento veramente di ghiaccio
in questo freddo
che mi fa da madre
e ti penso nei luoghi più impensati
di quel paese in guerra
magari in un polveroso hotel
miracolosamente intatto
con una ragazza
dai capelli nerissimi come i miei
e mi ricorderai per un attimo
oppure qui, nel sentiero dei pitosfori
che porta alla mia vecchia casa
dove ti aspettavo da sempre
ma no, sei in qualche sperduto villaggio
di un altro mondo
nella polvere, in attesa
a fumare
e a trastullarti in pensieri d’amore
che tengono lontana la morte
-pensa al mio corpo, a quanto ti voglio adesso, ora, qui
e sarai salvo-
o forse mi sei vicino
magari a due passi
se guardassi dalla finestra potrei
indovinarti
dietro questa foresta
di castagni che piangono al vento di grecale.
Invece, gli occhi chiusi, i capelli sugli occhi
per non vedere la paura di perderti
voglio pensare di
esserti quella sigaretta
per entrare e uscire
dalla tua bocca
aspirata
respirata
e gustata.
E non m’importa se dopo finisco in cenere.
Sarò cenere, amore, fumo
e il tuo odore.