Tredici uomini sulla cassa del morto e una bottiglia di rum per conforto

-Le cose in fondo non van poi tanto male-
dici tu
che hai lo sguardo viziato dai troppi guasti
del cuore.
E non vedi
-Giochi così bene a moscacieca con te stessa-
le carogne di Stato, i gioiellieri dalle attizzanti vetrine
-Venghino signori, venghino, oggi la morte si vende a modico prezzo-
dove rifulgono Kalashnikov, Dragunov e fiammeggia il Napalm
il danaro consacrato agli altari
da luciferini banchieri compiacenti
i cartelli colombiani di neve appesi come trofei
in piazzetta a Portofino all’ora dell’aperitivo

con al seguito puttane
tornate vergini grazie al dio denaro
-Miracolo, miracolo, inchiniamoci-
prestidigitazioni di capi di stato
che si giocano ai bussolotti
mille e più mille vite
Chi disse: – Ho bisogno di un migliaio di morti
per sedermi al tavolo dei vincitori -?
che provano e riprovano il salto della quaglia
-genocidi in prima visione che fanno audience
non più di tanto, e poi Villon scriveva:
E non vi sdegni il nome
di fratelli
anche se noi morimmo “giustiziati”
Ma lui non conosceva Starss & Bars.
Tu ti sei fottuta l’anima
per un palco in prima fila

che importa se i ventri dei bambini di un altro mondo
si gonfiano o muoiono come mosche arsi vivi dalle bombe al fosforo
-Stasera saremo in 13 a tavola, devo assolutamente trovare un altro ospite-
se 13 soldati del popolo di dio stan sopra una ragazzina palestinese
se 13 bombe a grappolo sfracellano arti
incendiano case
trasformandosi in sale sulle rovine
se 13 son gli assassini che l’Agenzia “usa e getta”
manda per il mondo a esportar democrazia.

Intanto tu per natale aggiungi ai tuoi gioielli un’altra pantera
dal prezioso bestiario di Cartier.
La differenza tra noi due non è negli anni:
io aspetto ancora di vivere
tra tumultuose guerre di ingorda curiosità ed eterna giovinezza
tu di finire con il tuo orecchio tardo
e la tua vista corta
come quelli di una vecchia/non vecchia
che dalla sua stessa noiosa indifferenza
è stata spinta fuori dalla vita
-Giochiamo a moscacieca, dai…-