
La storia di Tristano e Isotta è probabilmente uno dei più famosi e amorosi miti nati durante il Medievo: popolarissimo continua tuttora a ispirare le opere più disparate, vedi il bel film del 2006 Tristan & Isolde diretto da Kevin Reynolds. Di origine celtica le prime storie su questa tragica e infuocata passione sono state realizzate da poeti normanni.
Questa è la mia interpretazione:
Tristano
Se di nuovo, in qualche nuova vita ti dovessi incontrare, vorrei essere il primo a riflettermi nei tuoi occhi.
Ti terrei prigioniera tra le braccia come in una duttile gabbia impenetrabile al desiderio di altri uomini che moriranno di invidia mentre io morirò in te di troppa gioia,mista a una passione di rapina e a una lussuria tutta e solo nostra.
So che ti voglio, Isotta, quando voglio una donna vera,fatta di sogni, di un presente
smagato, di un passato che forse è nostalgia,di un futuro buio come una notte di sabba.
Tra le tue braccia tu mi sei musica e orchestra solista,sei la pausa per ogni affanno,sei la paura che non fa spavento in quel momento magico che io ti invento, che tu mi inventi.
E se di nuovo, in qualche nuova vita tu dovessi lasciarmi per un altro,avrei occasioni da vendere per un suicidio dopo aver rovesciato il mondo.
Per ritrovarti e portarti con me, nel sole o nell’oscurità.
Isotta
Con te non temo la parola amore per nominare l’amore.
Solo mi è tormento la gelosia tenera del dopo, delle tue notti che non sono nostre,del piacere che un’altra ti potrebbe dare.
E mi è poca consolazione pensare che mi penseresti, forse,sopra altre labbra.
Con te ho scoperto che il mio corpo di donna è il giardino dell’Eden.
Mi hai insegnato ad amare l’amore: non basterà una vita a dirti grazie.
Il pensiero che tu mi possa lasciare, che qualcuno si intrometta tra noi e questo stordimento dei sensi e dell’anima che brucia come mille soli mi riempie di angoscioso terrore.
Io so che è sempre difficile rubare miele al paradiso.
E se è furto, forse qualche dio ci assolverà: abbiamo rubato amore all’amore per bisogno di amore.
Io ti ho dato tutto e tutto ho preso.
Ora …quanto mi manchi.
Mi manchi tu di voce.
Di voce che si fa carne, di carne che si fa voce…

Ricordo che mia madre me la leggeva una volta al mese quando ero piccolina. L’ho ascoltata un’infinità di volte ed ad ogni lettura me ne rinnamoravo come se fosse stata la prima volta.
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è una gran bella storia…benvenuta
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E’ la prima volta che la leggo
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bene…c’è sempre una prima volta
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