
Dalla mattina alla sera, cinque giorni su sette, Bader lavora come mediatore nel nostroambulatorio al centro di accoglienza Umberto I di Siracusa. “Oggi qui ci sono 132 persone.Sembrano poche se si pensa che solo qualche giorno fa ce ne erano oltre 200”.Sono solo le nove e trenta del mattino e davanti al nostro ambulatorio ci sono già decine di persone. È una piccola folla che aspetta seduta nel piazzale. I visi contratti durante lo sbarco,oggi sono più distesi.
Bader e Fabrizio, il nostro infermiere, danno inizio al triage, operazione necessaria per poter stabilire una priorità tra i pazienti per la visita medica. Quando finisce il triage, inizia la chiamata individuale. Bader è alla scrivania. Chiama un nome. Dalla piccola folla antistante l’ambulatorio si alza un giovane eritreo. Le tipiche patologie registrate allo sbarco – come dolori, febbre, diarrea, disturbi da stress post-traumatico – cedono il posto a problemi molto più semplici e legati alla ripresa di ritmi di vita più regolari.
“Poi ci sono le vittime di tortura – racconta Susanna, il nostro medico – che sono praticamente tutte le persone che passano per la Libia. Te ne accorgi subito che hanno subito violenze. Basta guardarli negli occhi: il loro sguardo, triste e perso nel vuoto, è inconfondibile. Sulla testa e sul corpo hanno segni di percosse, ustioni, ferite da armi da fuoco”.
Qui all’Umberto I si materializza l’ultimo sbarco del 30 marzo al porto di Augusta (Siracusa) e gli arrivi sembrano essersi fermati. “Ma è solo questione di tempo – spiega Bader – e di meteo”.
Valeria, staff di Emergency
Ormai sapete del mio impegno con Gino Strada. Per aiutare Emergency in sicilia cliccate QUI ❤ ❤ ❤


ti stimo molto per il tuo impegno: ti fa onore
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notte notte
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grande gino strada e un applauso a te
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io non fo nulla…
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