LE LACRIME DELLA LUNA, dall’incipit de “L’ultimo cavaliere” di Stephen King –epilogo

amleto

Non era possibile, Ramada poteva arrivare a lui solo con le parole, la figura misteriosa era un’illusione della sua mente.Lei stava là fuori da qualche parte e cercava di fermarlo con i suoi poteri demoniaci.
Istintivamente mise le mani sui calci delle pistole mentre tentava di respingere una tumultuosa marea che avanzava a ricoprire la spiaggia arida di ricordi della sua mente d’angelo; intuì il pericolo e cercò di retrocedere dentro se stesso per non essere trovato.
Ma una mano calda di vento lo toccò e fu come se una tempesta più potente di quelle di Orione l’avesse investito: non resse più allo sforzo e Lian fu di nuovo con lui, nei suoi giorni umani.
-No, vattene, tu non sei lei, vattene-
Scomparve l’alta figura incapucciata : allora gli parve di udire una risata come di cristalli che si infrangono.
-Ramada…- pensò- il demone sta diventando ancora più forte ….-
Improvvisamente gli ultimi resti di lacrime della luna che ancora ardevano ebbero come un sussulto disegnando strani ideogrammi di cenere tra i massi.
-Vengo, amore, sono quiiiii-
Vaghi formicolii sotto la pelle poi la seta carnosa del corpo di Lian gli si premette sopra, seno sbocciato improvviso da un gelsomino, cosce e ventre al profumo di viole, rose selvatiche e caprifoglio. Un sospiro, un gemito. Golan si sentì teso e rigido in modo indopportabile, catapultato nel fondo di tutto l’orrore/piacere- per lui Angelo eletto- della condizione umana.
Si ritrovò sdraiato: in alto, al di sopra delle rocce, vide le montagne del Grande Confine, coriacee , brutali e piene di denti.
Lui stava già al di quà, Trax-Nil l’aveva condannato.
Poi Lian si alzò in piedi a gambe aperte sopra il suo sesso liberato dalla costrizione della tela
e lui vide il fiore intorno alla fessura come un’orchidea acciaccata, la più irresistibile delle seduzioni, umido, caldo , invitante…
-Lian …non esisti , non…-
Mentre mormorava quelle parole rivide la sua donna morire tra le fiamme con la pelle delicata che si squarciava nell’odore nauseabondo della carne bruciata; si risentì urlare, mentre due soldati lo trattenevano per le braccia, le caviglie piagate e costrette in pesanti catene di ferro.
Ma come era successo, quanti secoli prima, perché…..
-Golannnnn….Fieno secco con i suoi fantasmi di trifoglio estivo
sono il tuo grande amore, e sono quiiiiiiiiiii-
la voce si perse nel sibilo di un refolo di vento freddo.
E Lian scese su di lui a prenderlo dentro di sé nel suo calore. Vulcani si mossero, il deserto diventò arido di caldo, Golan senti la vita rinascere dai suoi lombi e si abbandonò a quel desiderio irrefrenabile di arrivare in un posto morbido, caldo , al riparo da tutto , lui voleva…
Morirle dentro …ritrovarla , essere un uomo, essere…
Per un attimo capì che era tutta una illusione, la donna angelodemone sapeva, dal kaos la conoscenza di ogni Natura.
Poi ogni luce nella sua mente si oscurò:strinse quei fianchi che ondeggiavano su di lui come se fossero l’ultimo appiglio, l’ultima zattera a cui aggrapparsi prima di sprofondare nel mare del tempo.
Quando riversò il suo seme nel ventre di Lian vide la luce più sfolgorante che avesse mai contemplato nella sua esistenza di angelo; l’estasi esplose improvvisa delimitata da una galassia di dolore che l’avrebbe ben presto fagocitato.
Perché ora era umano, angelo che aveva perduto la Giustizia Assoluta.
Quando ritornò in sé gli occhi che lo fissavano non erano quelli di Lian: le iridi di Ramada scure e lucenti come le notti incantate dell’Antico regno lo fissavano beffarde.
Il demone lo aveva trovato.
Nella mano guantata di nero la sua pistola dal calcio di pregiato legno di sandalo brillava alla luce della costellazione di Antares.
Uno dei proiettili di diamante gli frantumò il cuore.
-Gelsomino viola caprifoglio. Fieno secco con i suoi fantasmi di trifogli estivi. La carne degli umani è corrotta e destinata a marcire.
Ti prego, ti prego ti prego…l’odore dell’amore, Golan…..-

FINE

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